Conoscere il bullismo per prevenirlo ed arginarlo. (Parte II)

Conoscere il bullismo per prevenirlo ed arginarlo. (Parte II)

Nell’articolo precedente  ci siamo fermati a riflettere su cos’è il bullismo, sulle sue cause e sulla sua caratterizzazione come fenomeno dinamico e relazionale, proseguiamo con altri approfondimenti importanti per comprenderlo nella sua complessità.

Un aspetto da prendere in esame riguarda la complessità dei ruoli di tutte le persone coinvolte in questo fenomeno, e le conseguenze che tali azioni possono comportare nel breve e nel lungo periodo.

Come abbiamo già visto, intorno al bullo ruotano altri attori di prepotenze, ovvero i gregari ed i sostenitori, che in diversi modi infieriscono sulla vittima designata. La vittima può essere passiva nel subire le prepotenze, oppure può assumere un atteggiamento provocatorio, arrivando a stuzzicare il bullo proprio per scatenare in lui una reazione violenta. Oltre a questi attori, nella dinamica compaiono anche gli spettatori, che possono essere neutrali, o che in alcuni casi si pongono in difesa della persona aggredita, assumendo il rischio di diventare a loro volta vittime di bullismo.

Ultima figura da nominare è quella dell’adulto di riferimento, in particolare il genitore, l’educatore o l’insegnante, la cui reazione è molto importante per gestire queste situazioni e porvi fine.

Un adulto che non reagisce prontamente ed in maniera incisiva nel momento in cui assiste ad un’azione di prepotenza, in qualche modo contribuisce a legittimare tale violenza, lasciando la vittima in una situazione di prevaricazione ed emarginazione.

Forse se tutti fossero informati sulle conseguenze che questo fenomeno comporta non solo a breve termine, ma anche nel lungo periodo, ci sarebbe meno tolleranza e più reattività nel contrastarlo e neutralizzarlo.

I soggetti che vivono il ruolo di bullo e vittima infatti, con l’andare del tempo possono interiorizzare tali ruoli, radicalizzandoli e rimanendo in qualche modo prigionieri di un personaggio. Le vittime per esempio possono arrivare a perdere quasi completamente la loro autostima colpevolizzandosi per le prepotenze subite e diventando man mano incapaci di relazionarsi alla pari con gli altri. Questo disagio si sposta anche sul piano dei processi di apprendimento, e quindi sul rendimento scolastico e sulla futura realizzazione professionale. A lungo termine, possono diventare adulti inclini alla depressione, introversi e spesso ancora vittime di prevaricazioni di vario genere. I bulli invece, se non fermati ed aiutati a riflettere sulle proprie azioni, possono continuare ad assumere tale ruolo anche in età adulta, fino a commettere azioni penalmente rilevanti sia nella vita familiare che lavorativa.

Infine, chi si ritrova ed essere spettatore di tale fenomeno può  vivere la quotidianità con angoscia e paura di diventare la prossima vittima, provando anche in molti casi un senso di colpa per non essere intervenuto in difesa dei compagni presi di mira. Questo può comportare peggioramenti nel rendimento scolastico e, in assenza di un intervento forte dell’adulto, una sensazione di solitudine e vulnerabilità di fronte alle ingiustizie ed alle prepotenze, che può permanere anche in età adulta.

Il bullismo comporta dunque delle profonde distorsioni nel percorso di sviluppo emotivo, cognitivo e comportamentale di un soggetto, arrivando anche ad influenzare il comportamento futuro di tutte le persone coinvolte.

Molto importante è sapere anche dove questo fenomeno tende a svilupparsi ed esplicitarsi. Secondo molte ricerche, in Italia il luogo in cui insorgono più frequentemente azioni di prepotenza è l’aula scolastica, spesso in presenza degli insegnanti. Questa informazione induce a qualche riflessione: tali azioni infatti avvengono spesso in piena trasparenza, in un luogo che quotidianamente fa parte della vita di alunni e professori, facendo assumere al bullismo un carattere di “normalità”. Spesso i docenti, che trascorrono poche ore in classe avvicendandosi tra di loro, non possono avere una visione di insieme della situazione, e pur assistendo a qualche episodio possono tendere a sottovalutarlo come un semplice scherzo tra ragazzi. Per questo è molto importante che ci sia uno scambio di informazioni tra gli insegnanti, e tra insegnanti e genitori, nella consapevolezza che certi atteggiamenti in classe possono essere rivelatori di una realtà ben più complessa.

Le prese in giro e le prepotenze che avvengono in classe sono infatti un importante campanello d’allarme, a tali azioni seguono in molti casi vere e proprie esclusioni ed aggressioni in ambienti meno formali come il cortile, gli spogliatoi, il tragitto tra scuola e casa, ed in generale tutti i contesti in cui c’è minore sorveglianza e presenza di adulti.

Da queste informazioni emerge l’importanza del ruolo degli insegnanti e dei genitori nel riconoscere i segnali di disagio ed agire per prevenire azioni di bullismo, o porvi fine creando una rete di aiuto e sostegno per tutte le figure coinvolte. Gli atti di prepotenza sono sempre indice di una sofferenza più o meno esplicita, che colpisce non solo chi ne è vittima ma anche chi, mostrandosi esternamente forte e spavaldo, li commette.

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Riferimenti bibliografici:

  • Buccoliero E., Maggi M., Bullismo, bullismi, Franco Angeli, Milano, 2005
  • Buccoliero E., Tutto normale. Vittime, bulli e spettatori, La meridiana, Molfetta, 2006
  • Marini F., Mameli C., Il bullismo nelle scuole, Carocci, Roma, 2004.
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